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Andrea Cauduro, avanguardia del primordiale

30/01/2023


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Ambient, chitarra, chitarra in chiave atmosferica. Tanto il materiale che gira intorno a queste cose in questi anni. Ciononostante avrò un po’ di difficoltà a scrivere di questo disco andando per raffronti (il miglior modo per far capire al volo a chi mi legge di cosa si parla). Dammi qualche indizio su qualche nume tutelare di It’s Always Darkest Before The Dawn, per favore.

Per quanto riguarda l’ambient sono molto tradizionalista, sento sempre il bisogno di esplorare i concetti estetici di Brian Eno, oltre alla sua produzione più recente (The Ship, Refletcion): sono stati sicuramente fonte di ispirazione non tanto per il sound quanto più per l’approccio compositivo.

A livello metodologico ho cercato di far miei degli aspetti della musica di Oren Ambarchi e i dischi in solo di Jim O’Rourke per il modo in cui il minimalismo sfocia quasi nella forma canzone.

Chitarristicamente mi piace molto la visionarietà di Ben Chasny e Robbie Basho, anche se dal punto di vista tecnico mi piace e mi incuriosisce molto farmi ispirare e cercare di riportare sulla chitarra idee concetti e tecniche di altri strumenti, penso a Colin Stetson o Nils Frahm.

Per il resto nel periodo in cui ho lavorato al disco, ascoltavo molta musica diversa ma sempre carica di basse, la Patetica di Tchaikovsky, Mahler, la musica vocale di Thomas Tallis, tanta dub di Kevin Martin (The Bug). Mondi diversi di cui mi piace il modo in cui vengono presentate queste grandi masse sonore molto scure e penetranti.
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Fonte: The New Noise
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