Anna Kavan, una vita immaginata | In Translation

25/05/2022


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«Anna scriveva in uno specchio» riporta l’amica di Kavan Rhys Davies in un articolo commemorativo, ma in un certo senso lo fanno tutti. C’è un aspetto di genere nella discussione del lavoro di Kavan. Agli scrittori è permesso immaginare mentre alle scrittrici solo di confessarsi; Flaubert può dire «Madame Bovary, c’est moi» senza essere accusato di narcisismo. In ogni caso, la domanda non è tanto se un autore rispecchia la propria vita nel suo lavoro quanto se ciò che vi riflette è interessante per gli altri. Per capirlo, non c’è bisogno di andare più in là del primo libro che Kavan ha pubblicato sotto pseudonimo, Impressioni di follia (1940). È stata la sua prima raccolta di racconti e anche il suo primo capolavoro, nonostante lo scoppio della Seconda guerra mondiale lo abbia portato a essere presto dimenticato malgrado le eccellenti recensioni.
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Fonte: L'eco del nulla
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