ARIAFERMA
09/05/2022

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C’è molto su cui riflettere, a posteriori, dopo la visione di un film come Ariaferma, questo nonostante tutta la vicenda si svolga in una location chiusa (situazione non nuova per il regista), in pochissimo tempo, in un regime di libertà ridottissima, non solo per i carcerati ma anche per i carcerieri. La prigione, data anche l’attesa del trasferimento, diventa un limbo dove tutto sembra sospeso, come la cucina fresca, come le attività dei detenuti, una sospensione di cui non si conosce il termine e all’interno della quale sarà giocoforza necessario trovare nuove dinamiche. Essendo l’azione ridotta il film si sviluppa sui dialoghi, sulle espressioni (il volto truce di Fabrizio Ferracane), sulla recitazione minima, mai così contenuto Servillo e così pure Orlando, entrambi inappuntabili.
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