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Astronauti e campanili: su “Il telescopio della letteratura” di Alessandra Grandelis

15/02/2023


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Basti pensare a come poeti e narratori reagiscono alla diretta del 20 luglio 1969 nel ricco capitolo che la rievoca: alle posizioni entusiastiche di Piovene e Parise, entrambi convinti che l’approdo dell’uomo sulla luna non faccia altro che aggiungere completezza al desiderio di conoscere e di capire dell’uomo, si contrappone Ungaretti che, almeno in prima battuta, mostra la sua delusione per la fine di quell’alone di impenetrabilità che le stelle avevano avuto per l’uomo. Da parte su Montale ricorda che l’uomo dovrà “convincersi che il suo significato è dentro se stesso e non fuori di se stesso” (p. 118). A Alfonso Gatto, infine, il nostro satellite appare in tutta la sua desolazione, la sua solitudine, immerso nel buio, ormai deprivato di quell’aura poetica e indecifrabile che lo ha contraddistinto nell’immaginario umano per secoli.
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Fonte: La letteratura e noi
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