Avere vent’anni: FUNERAL MIST – Salvation
24/09/2023

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Salvation si ascolta ancora oggi più che volentieri per ammirare la sua performance alla voce; ovviamente anche la musica ha un suo decisivo perché, ma quello che spicca davvero sono le sue parti cantate. Ad accentuare l’appartenenza al religious black ci sono campionamenti di canti gregoriani o litanie religiose, oltre a quasi tutto il Dies Irae Dies Illa nella coda di Sun of Hope, ma anche l’iniziale Agnus Dei non è da meno e comunque questi inserti sono abbastanza ricorrenti. Il disco è scaraventato per lo più su tempi velocissimi, benché non manchino sezioni più rallentate che non fanno altro che dare l’impressione che l’accelerazione successiva sia ancora più violenta di quanto proposto in precedenza, come se tutto il disco fosse un crescendo in cerca di un impatto finale catastrofico e disintegratorio. In questo contesto azzardare due brani da quasi tredici minuti verso il finale dell’album (Circle of Eyes e In Manus Tuas) avrebbe potuto risultare indigesto o fuori contesto e invece non lo è per nulla, perché l’ascolto del disco risulta leggero e coinvolgente in ogni sua parte nonostante la non indifferente durata di 65 minuti.
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