«Battaglia e, insieme, arma, strategia e urto» Fat Phobia, Sabrina Strings
21/09/2022

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I fondamenti di questo pensiero nati in Europa occidentale, negli Stati Uniti, dove il corpo magro, ottenuto ricorrendo a diete ferree si trasformò, sulla scia dei precetti della riforma, in un «messaggio di superiorità etnica e elevazione spirituale», «si compattarono in un’ideologia», per questo le élite si adoperavano per mantenere una distinzione sociale tesa a naturalizzare le gerarchie sociali, specularmente a marginalizzare chi non rispondeva ai criteri stabiliti da chi deteneva – per dirla con Keesing – il controllo culturale; ma tra le forme di marginalizzazione, la grassofobia ha prosperato nel tempo, forse perché – come spiegato da Giulia Paganelli, nella sua intervista per Mar dei Sargassi, riprendendo lo storico Michel de Certeau – è la meno considerata, in quanto «il corpo grasso non è altro, non è staccato dal corpo conforme, non puoi descriverlo come qualcosa di distante, ma è una possibilità futura e questo fa una paura terribile perché innesca la creazione del mostro e […] permette anche di depositare una paura atavica che impedisce di andare oltre a quello che le istituzioni e i poteri raccontano sui corpi grassi».
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