Carrère è vivo e Philip K. Dick è morto

06/10/2022


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Al lettore di Carrère di oggi non può sfuggire che il Carrère di allora, pur non ammettendolo, si rivedeva in Philip Dick. Nel descrivere il matrimonio infelice di Phil e Anne, Carrère usa le stesse espressioni (“una periferia dell’esistenza”) che vent’anni dopo userà per parlare del proprio matrimonio infelice con un’altra Anne, giunto alla crisi esattamente nel periodo in cui scriveva questa biografia. Quando parla della fede religiosa di Phil, spronata dalle lettere di Paolo di Tarso, ne caratterizza la conversione con le stesse espressioni con cui, anni dopo, parlerà della propria, all’epoca ancora segreta. Anche lui, come Dick, era “ossessionato dall’eucaristia”, di cui non si sentiva meritevole. Anche lui, come Dick, era perversamente affascinato dall’idea che l’infelicità fosse uno strumento della grazia.

Eppure il biografo non fa nulla per identificarsi col biografato, anzi ne prende ovunque possibile le distanze. Uno dei due è uno scrittore della Parigi bene, un intellettuale rispettabile; l’altro un profeta stralunato che va dentro e fuori dai manicomi.
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Fonte: Il Tascabile
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