Come Klopp e Guardiola hanno cambiato la Champions League
02/05/2022

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Guardiola e Klopp sono arrivati in Premier League con una formazione completamente diversa. La loro idea di calcio, maturata rispettivamente nel campionato spagnolo e in quello tedesco, non potrebbe essere più differente. Guardiola è l’alfiere del gioco di posizione, un gioco in cui il posizionamento, l’orientamento del corpo, persino il piede su cui un calciatore riceve un passaggio, sono tutti elementi che ne costituiscono l’essenza. L’ossessione verso il possesso è la manifestazione della più pura volontà di controllo della partita e dell’avversario. Nei suoi desideri più selvaggi di giovane allenatore, Guardiola avrà sognato uno sviluppo di partita in cui non concede all’altra squadra nemmeno un passaggio, non un calcio del portiere dal fondo, né una rimessa con le mani.
Klopp, al contrario, non nega la possibilità all’avversario di fare la sua partita, ma ne ostacola in ogni modo lo sviluppo. Anzi, è persino disposto a cedere di proposito parte del controllo della partita, proprio perché il modo migliore di attaccare è aggredire un avversario quando meno se lo aspetta, o comunque nel momento in cui è più vulnerabile. Pressione e contropressione si alternano in un modello di gioco che non può che strangolare l’avversario, che alla fine cede di schianto, asfissiato e impossibilitato a ragionare su cosa fare con la palla.
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