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Dagli archivi: Kinski, il mio nemico più caro (Werner Herzog, 1999)

18/10/2022


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Herzog parla con le comparse indie, con il direttore della fotografia, con le maestranze dell’epoca: tutti sono d’accordo nel dire che Kinski era violento, fuori di testa, aggressivo, tanto quanto vigliacco a suo modo. Propugnava la bellezza assoluta della natura e, pur avendo la giungla vergine sudamericana a cinquanta metri dal luogo dell’azione filmica, non vi mise mai piede. Lo sentiamo sbraitare per sciocchezze grazie a registrazioni di fortuna e talvolta lo vediamo interrompere scene con violenza o agire in esse con altrettanta irruenza, spaccando letteralmente la testa con un colpo di spada a un comprimario.

Sarebbe corretto quindi liquidare uno dei più grandi attori di sempre del cinema europeo con una diagnosi presa a caso dal DSM? No, anche perché il soggetto che lo dirigeva non era da meno. Traspare, infatti, nel pacato tono teutonico di Herzog, un vero e proprio odio violento nei confronti di quello che viene comunque considerato il suo attore feticcio.
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Fonte: Francesco Locane
nel canale: cinema