Dietro la maschera: “Il gran bugiardo” di Ermanno Cavazzoni
03/05/2023

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Nic inizia a collezionare menzogne, a scivolarci dentro: «Aveva cominciato con una modesta bugia, rimediabile, non sapeva che era il primo passo in quel gorgo che l’ha poi inghiottito» (p.19). Non è un truffatore, non mente mai con coscienza, ma per una vocazione interiore a negare sé stesso per essere qualcun altro, qualcuno di migliore di lui. Falsifica così la realtà continuamente, in modo patologico, di fronte a chiunque gli chieda conto della sua identità, inseguendo degli impulsi che lo abitano, tensioni improvvise ad aderire totalmente ai desideri, ai sogni di chi gli sta di fronte. Fino a quando la menzogna prende il sopravvento sulla realtà e Nic si allontana dalla sua biografia, che viene sempre più negata, per diventare semplicemente un attore che interpreta i ruoli dei personaggi che ha creato, come suggerisce l’immagine di copertina del romanzo (Luigi Serafini, da Pulcinellopaedia Seraphiniana, 1984), Pulcinella che si toglie la maschera e mostra il vuoto di un volto che non c’è.
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