Donne, uomini, bestie e città invisibili

30/01/2023


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C
’è bisogno di un (ir)realismo creaturale, di una militanza del sentimento, in questo pianeta Terra dell’antropocene. Questo, Orecchio l’ha capito: c’è bisogno di un’idea di vita che sia dignitosa, c’è bisogno di posare lo sguardo su palazzi fatti di cartapesta e chiedersi quando crolleranno, e poi di farsi più stretti; di fare comunità. Di parlare con gli ectoplasmi che si aggirano per il quartiere con un lutto sulle spalle. Di operare a ritroso per creare una genealogia dell’insignificanza – e cambiare così prospettiva, mettersi nei panni, nel pelo, nei problemi di bestie (umane e non) che vivono. Che rispondono con la carne al nostro presente liofilizzato, già Storia prima che storia, in cui non sappiamo più che nome dare alle cose. In questo tono immediato si riassume il confine sottile fra un sentimento della fine del mondo, demartiniano, e una speranza che rema al contrario.
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Fonte: Flanerí - Libri
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