Gli stereotipi femminili in letteratura, da Flaubert a Sally Rooney
20/05/2022

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Emma Bovary era ricca e annoiata, proprio come la protagonista senza nome de Il mio anno di riposo e oblio (Ottessa Moshfegh, trad. ita di Gioia Guerzoni, Feltrinelli, 2020), ma laddove Emma collezionava indebitandosi vestaglie di seta, scialli, corsetti, la bionda assume per accumulazione Neuroproxin, Maxiphenphen, Valdignore e Silencio, Seconols o Nembutals, Valiums, Libriums, Placidyls, Noctecs, Miltowns – inutile provare a tentare di trovare i primi quattro, essendo farmaci di finzione: ciò preannuncia la totale inattendibilità della protagonista. La patina opprimente che pervade l’annoiata cittadina della provincia francese sembra stridere con la New York degli inizi Duemila, ma si tratta di un perfetto rispecchiamento di, in realtà, quello che all’epoca doveva apparire come il migliore dei mondi possibili.
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