Grazie, Eli Roth: la recensione di Thanksgiving
20/11/2023

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C’è tutto, in Thanksgiving: la ricorrenza di un evento traumatico legato a un’importante festività, la cittadina piccola in cui si conoscono tutti, gli adolescenti che non sempre si sopportano ma devono fare squadra per fermare il killer, il killer stesso rigorosamente a tema. E poi ovviamente ci sono i suddetti omicidi estrosi: Thanksgiving è violentissimo, quasi troppo per il genere che vorrebbe evocare. C’è un gusto per il gore strabordante, che spiazzerà parte del pubblico generalista abituato alla violenza contenuta degli ultimi Scream, ed Eli Roth ne esce come l’amico un po’ strambo che fa la battuta di troppo a una festa nell’istante in cui finisce la musica. A Roth piace proprio rimestare nello schifo, lo sappiamo bene: dopo tutto è stato uno degli autori di punta del torture porn e con Green Inferno ha omaggiato Deodato, Lenzi e tutta la cricca che ha prodotto alcuni dei film horror più disgustosi di sempre. Quando ha fatto Green Inferno, lo abbiamo preso per il culo perché si stava misurando con della roba oggettivamente inarrivabile; stavolta, invece, in quanto elemento inaspettato in un contesto ormai codificato, il gore funziona decisamente di più e colpisce in piena fazza.
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