Il dolceamaro domani dei Portishead
30/04/2023

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Nel 1994 Dummy veste i panni del perfetto compagno per l’autunno dei nostri scontenti. Elegante come una Edith Piaf che passeggia sotto nuvole di una tristezza un po’ alienata, l’impasto tra le sonorità di partenza è multiforme e lo stesso vale per la modalità esecutiva e produttiva, in base alla quale gli arnesi dell’hip hop si saldano a una registrazione analogica.
Il vero colpo di genio sono le tracce suonate, impresse su vinili maltrattati, manipolati sul giradischi e fatti oggetto di sample. Ciò garantisce la patina “vissuta” che sottolinea il tono malinconico e si lega a doppio filo con l’amore per i compositori di musiche da film (di Lalo Schifrin la scheggia accelerata che attraversa Sour Times), laddove spetta a campionamenti di Weather Report e War rimarcare l’attitudine al meticciato e a John Barry il rimando diretto per le chitarre, il riverbero e la spazialità dell’insieme. Ma non finisce qui.
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