Intervista a Romana Petri

16/03/2023


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Il
Piccolo Principe, un romanzo che ha venduto 170 milioni di copie nel mondo, tradotta in circa 400 lingue e dialetti è l
ultima opera di Antoine de Saint-Exupéry. Le sue due anime, quella dellaviatore e quella dello scrittore, rimangono unite sempre, come si legge: Nel 1934, alla voce professione” sul passaporto fece scrivere Aviatore”. Sei anni più tardi invece: Letterato”. Perché ha deciso di raccontare questo personaggio con queste due anime?

Perché è un vecchio amore, di quelli a cui si torna. Si è trattato certamente di un amore dell’infanzia perché io avevo un padre cantante lirico, Mario Petri, che ha fatto il Don Giovanni di Herbert Von Karajan in tutto il mondo ed era un uomo colto e particolare che mi raccontava le opere e i romanzi: da lui ha ascoltato l’Iliade e l’Odissea, La Gerusalemme Liberata, il Don Chisciotte, Jack London (da cui è nato il mio Il figlio del Lupo) e appunto Il Piccolo Principe. L’ho ripreso in mano, circa due anni fa. E ho iniziato a leggerlo in modo quasi ossessivo in quel modo che poi mentre leggi dimentichi quel che hai letto, che poi è esattamente come io scrivo: io scrivo e dimentico quel che ho scritto, il giorno dopo devo ritrovare i filo della narrazione. E mi sono sentita pronta a scrivere un romanzo su Saint-Exupéry, ho preso la sua voce, l’ho inghiottita e ho deciso di parlare per bocca sua.
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Fonte: Exlibris 20
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