Intervista a Stefano Bonazzi

06/12/2021


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A4: Il tuo racconto, “La folla”, ci è piaciuto molto perché restituisce in modo molto efficace lo stato d’animo di chi si ritrovi per necessità a lavorare in un centro commerciale. Sono sensazioni che hai sperimentato tu per primo? O te le ha riferite qualcuno che conosci? Oppure hai lavorato di immaginazione?

Stefano Bonazzi: Entrambe le cose. Per alcuni anni ho lavorato in contesti molto affollati e molte delle sensazioni descritte nel racconto attingono proprio da quei ricordi. Come molte (se non tutte) le cose di cui scrivo, la paura è un elemento che torna costante. Sento la necessità di indagare questo stato dell’animo perché l’ho conosciuto da vicino e per anni ha modificato e limitato la mia vita, come quella di moltissime altre persone. È un innesco sociale che può dar vita a situazioni che, messe su carta, trascendono i generi letterari e in cui le persone si riconoscono continuamente. Trovo che la scrittura, così come moltissime altre forme d’arte, sia un ottimo modo per aiutarci a condividerne le esperienze (positive e negative) ed esorcizzarne almeno in parte la sua portata.
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(Immagine via Stefano Bonazzi)





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