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Karim Benzema, predatore del gol

12/04/2022


La cultura cabila (i.e. dei cabili, popolo berbero dell’Algeria settentrionale) gode di una ricca tradizione orale di favole e racconti – in francese, i contes – che vengono tramandati di generazione in generazione. Hamid Benzema, che è originario di Tigzirt, piccola città costiera che si affaccia sul Mediterraneo, è cresciuto ascoltando quelle storie, prima di emigrare a Bron, nella periferia a est di Lione. Lì, in qualche sbiadita notte di trent’anni fa, quelle stesse storie deve averle raccontate al piccolo Karim che, abbozzolato nel letto, lottava contro il sonno per scoprire il finale. Avrà allora conosciuto, Karim, le avventure di M’Hend lo sciacallo, uno dei personaggi più ricorrenti nelle favole cabile: solitario, famelico e dotato di grande astuzia, è spesso ritratto nel tentativo di sopraffare gli altri animali, con esiti alterni. In uno di questi racconti, il giovane sciacallo viene trovato, disperso e affamato, da un vecchio pastore. Questi lo cresce e lo alleva come un animale domestico fino a che, un giorno, lo sciacallo si ritrova da solo a sorvegliare la casa: l’assenza del padrone risveglia in lui i vecchi istinti selvaggi e lo porta a sbranare tutte le galline del pollaio, per poi disperdersi e ritornare allo stato brado. È una favola cruenta, ma dalla morale molto chiara: è impossibile per un uomo sfuggire alla propria natura, che prima o poi prenderà il sopravvento, proprio come per uno sciacallo diventare un guardiano di galline.
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Fonte: Rivista Undici
nel canale: calcio