Klaus Kinski su SuperSix (2023)

19/11/2023


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La belva
va ricordato per un incidente sul set, raccontato da Kinski nella propria autobiografia Uncut (1991), nella quale raramente cita nomi del mondo del cinema, disprezzando profondamente quell’ambiente. Non a caso il paragrafo in questione (a pagina 210) è introdotto dalla frase per cui i film western «più sono di merda più i cosiddetti registi sono rumorosi».

«Uno di loro [dei cosiddetti registi] si chiamava Mario Costa. Quando mi rifiutai di seguire i suoi ordini, iniziò a minacciarmi: “Mi assicurerò che tu venga cacciato a pedate dall’Italia”.»

All’epoca Kinski viveva molto nella Penisola, anche per via dei tanti film che girava nei dintorni di Roma. Aveva una villa sulla Flaminia Vecchia e addirittura era intenzionato a comprare un castello sull’Appia Antica di proprietà di un conte veneziano (Conte Marcello, lo chiama), prima che sua moglie Minhoï inizi a mettere un freno a tutte queste spese pazze non più gestibili.
Tornando all’incidente sul set, Kinski non capisce perché il regista Mario Costa voglia cacciarlo dal Paese, e inizia uno strano dialogo.

KINSKI: «Perché? Non ho violato la legge e ho il diritto di stare qui.»
COSTA: «In ogni caso non girerai mai più un altro film.»
KINSKI: «Non avresti dovuto dirlo, patetico stronzo. Nessuno, a parte Dio e me stesso – e di certo non un verme come te – può decidere quando smetterò di fare film. E per allora tu starai marcendo nella tomba!»

È curioso notare come Costa, che vaticinava la fine della carriera di Kinski, abbia invece lui stesso finito di lavorare nel cinema, ma anche la previsione di Kinski era errata, sebbene di poco: quando l’attore ha smesso di fare film, nel 1990 (un anno prima di morire) Mario Costa era ancora vivo: morirà solo nel 1995.
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Fonte: Il Zinefilo
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