La lettura della realtà nella vita di un regista – Incontro con Ciro De Caro.
24/05/2022

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Il regista, nel suo modo di raccontare le storie, lascia allo spettatore l’opportunità di riflettere; lo stesso atteggiamento che ha lo scrittore nei confronti del suo lettore: entrambi tendono ad offrire l’esercizio del pensiero, no?
«Il cinema è un mezzo espressivo che ancora può permettersi il lusso di divagare dalla narrazione principale, di aprire una porta e non chiuderla può lasciare un finale aperto, il cinema deve far nascere delle domande e non dare delle risposte e lo fa con l’immagine che è la sua identità perché nel cinema più del testo esiste il contesto».
Ha scelto un cinema in grado di trasformare le immagini in pensieri, dove il realismo è profondo e ogni ciak è un momento unico, come il lettore che costruisce fotogrammi tra le pagine di un romanzo. Ma ci sono autori di riferimento per Ciro De Caro?
«Sicuramente mi viene in mente Fedor Dostoevskij, mentre un autore italiano è Giovanni Verga. Uno scrittore che si dedica a raccontare la vita quotidiana, narrativa di grande modernità».
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