L’Arminuta di Donatella di Pietrantonio

09/05/2022


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C’è una particolarità nella storia dell’Arminuta. Per un motivo o per l’altro, mi ha fatto pensare a Elsa Morante e a Elena Ferrante – che tra loro sono profondamente diverse, ne convengo: direi Elsa per l’intensità e Elena per lo stile secco, incisivo, misurato: non una parola di troppo, o una di meno, le immagini sono quelle giuste etc.

Ma L’arminuta non è un romanzo crudele, benché vi accadano molte cose crudeli. C’è miseria, c’è violenza, c’è un abbandono terribile e inspiegato imposto a una ragazzina nel modo peggiore possibile. Ma leggere L’amica geniale impone a un certo punto di sentirsi nauseati dal mondo, e non soltanto per Nino-omm’e’mmerda, cioè, non solo per quello che i personaggi si fanno a vicenda, ma anche per quello che si fanno da soli. Tocca guardarli scendere sulle proprie gambe nelle segrete in cui si tortureranno con le proprie stesse mani, sapere che si faranno del male perché è questo che fanno le persone se manca loro qualcosa.
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Fonte: La Leggivendola
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