Le livre des départs

24/05/2022


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Nel 2008 è arrivata la crisi finanziaria e con lei un risveglio della paura per gli stranieri. Hanno cominciato a dirmi che non sono francese. Da allora mi faccio andare bene lo sguardo che portano su di me e sorveglio le Borse di tutto il mondo. Niente capita per la prima volta, tutto entra in questa terribile ripetizione. Allora vivo, guardo e annoto. Il mio cognome suona come una scusa. Anche il mio nome. Sono apolide. Una cosa è certa: sono il numero 35030002019-13/06/1964, come indica il mio titolo di soggiorno. Sono un rifugiato politico. So parlare. So anche cantare, quando voglio – Georges Brassens e Adamo, Tombe la neige.

Il mio nuovo paese è invecchiato con me; è comodo come un paio di scarpe dell’anno prima. Sono quasi come tutti: spaventato dalla violenza commessa in nome di Dio, perso davanti al triste Mediterraneo diventato cimitero blu, intenerito a volte davanti all’umanità. Il mio universo mentale è costituito da segni e gesti: imparare e dimenticare allo stesso tempo. Prima imparare, poi dimenticare. Separatamente.
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Fonte: Exlibris 20
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