L’equivoco americano

20/09/2023


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Come è possibile che tutti leggano queste Lezioni e vi ricavino delle poetiche, delle visioni del mondo? Certo, Calvino era un uomo di potere: scrittore famoso e celebrato, lavorò per decenni nella casa editrice italiana più importante, fondò riviste, scoprì talenti, era amico dei francesi e, in più, queste Lezioni furono preparate per le Norton Lectures. In più, le Lezioni sono la sua ultima opera (e pochi, in Italia, resistono alla tentazione, per lo più sciocca, di considerare l’ultima opera di qualcuno come una specie di “testamento”): insomma, hanno tutto per ricevere attenzione. Ma la cosa sbalorditiva è che l’attenzione che hanno ricevuto è per lo più acritica: si tratta sostanzialmente di elogi, peana, dichiarazioni d’amore, come se non si potesse criticare Italo Calvino e come se queste sue Proposte per il nuovo millennio fossero una pietra miliare, qualcosa davanti alla quale non si può fare altro che andare in estasi e prendere appunti.

E invece le Lezioni americane sono un’opera mediocre, perfino dannosa in certi casi. Non è tutta colpa di Calvino, ovviamente. L’opinione è mia, e del tutto personale, ma confortata da almeno un grande studioso, Claudio Giunta, che in un pezzo illuminante di qualche anno fa ha messo in fila i motivi per cui le Lezioni sono un’opera fallimentare e la sua ricezione acritica il sintomo di un Paese culturalmente addormentato. Per questo articolo, Giunta ha ricevuto critiche – ed è normale e sano che sia così – ma, sorprendentemente, poco o nessun appoggio.
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Fonte: Andrea Tarabbia
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