L’evidente assurdità del reale: intervista a Francesco D’Isa
08/04/2022

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Per vivere nel mondo dobbiamo utilizzare concetti che però al tempo stesso sono infondati, che di conseguenza ci allontanano da quella che chiamiamo “verità”. È possibile muoversi tra i due poli del vero e dell’utile, ‘salvando’ il nostro intervento nel mondo e al tempo stesso mantenendo una visione lucida e disinteressata sulle cose?
L’essere vincolati a un certo modo di funzionare non ci preclude “La verità”, ma varie verità: ora come ora noi non possiamo accedere a certe forme di verità che sono oltre i nostri limiti cognitivi. Ci sono una serie di mondi che mi sono preclusi e che sono tutti quei mondi di quando sarò morto, cioè di quando non avrò più questi limiti. Si tratta di verità – e non parlo della reincarnazione o del Paradiso – che sono ora innominabili e inaccessibili se non nella “morte in vita” di cui parlano i mistici, una sorta di annullamento del pensiero. Se sia possibile realizzarlo in vita sinceramente non lo so: a seguire quello che dicono i mistici sì, ma io non saprei. Posso dire solo che nel piccolo delle mie esperienze di “coscienza alterata” legate alla meditazione o a casi fortuiti della vita a volte è sembrato di sì anche a me. È però qualcosa di talmente extralinguistico che non lo saprei né giustificare né descrivere, anzi so di per certo che è qualcosa di contraddittorio e ingiustificabile.
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