“Linea nigra”: per un nuovo canone di scrittura bianca
16/05/2022

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Con infinita sincerità e curiosità, Barrera racconta a intermittenza, per frammenti e interruzioni, tutta la stranezza di assistere alla distruzione del suo corpo come lo conosceva prima – e, insieme, al ribaltamento di idee e progetti – e alla sua conseguente trasformazione in contenitore di un doppio perturbante. Senza mai sfociare in toni apologetici e celebrativi, ci mostra il lato più oscuro e grottesco della gravidanza, ad esempio paragonandola al racconto L’Horla di Maupassant o riferendosi al Frankenstein di Mary Shalley. Tra una visita dal ginecologo, le nausee, i ricordi di bambina mentre sfoglia un albo illustrato che spiega la riproduzione sessuale, Barrera, facendo sapientemente leva su certa letteratura gotica, crea un’atmosfera fantastica e quasi allucinata, che è propria di quando vita e morte, realtà e magia, nutrimento e devastazione assottigliano i loro confini fino a confondersi.
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