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Lontano dalla macchina della società dei costumi: “La fornace” di Thomas Bernhard

09/11/2022


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In questo insolito giallo non c’è apparentemente nulla da scoprire, il delitto è stato commesso, l’assassino arrestato, ma Bernhard rifugge gli intrecci e gli impianti narrativi tradizionali. Il racconto si snoda a ritroso nel passato, è un’interrogazione del passato alla ricerca del movente interiore che ha spinto Konrad a compiere un omicidio tanto efferato.

Rampollo di una famiglia agiata, Konrad si è ritirato con la moglie invalida, costretta sulla sedia a rotelle, in un edificio isolato e sinistro, la fornace, per dedicarsi interamente al lavoro intellettuale e scrivere un saggio sull’udito. Come il principe Saurau di Perturbamento (Adelphi 1981) e il tragicomico Wertheimer del Soccombente (Adelphi, 1985), il protagonista della Fornace è il tipico eroe bernhardiano, un uomo eccentrico, misantropo, geniale, un uomo del sottosuolo che ha scelto l’esilio volontario dal consorzio umano perché incapace di convivere con i suoi simili: «Vedeva e sentiva molte cose, mentre gli altri non sentivano e non vedevano nulla». (p. 55)
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Fonte: CriticaLetteraria
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