ogni mattina a jenin

19/11/2023


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la storia della famiglia di amal e dei suoi fratelli yussuf e isma’il, si intreccia con quella della palestina intera: l’esilio e la perdita della propria terra coincidono con una perdita della propria identità, della parte più profonda del proprio essere. dalla guerra del 1948 tutto cambia repentinamente, ma di quel passato lontano e perduto ad amal restano soltanto i ricordi conservati nelle pieghe dei racconti e degli volti anziani che guardano dove lei non ha fatto in tempo a posare il suo sguardo. da quel momento, ai paesaggi tranquilli e familiari di ‘ain hod si sostituiscono quelli del campo profughi di jenin, fatti di strade strette e muri che sorgono come una condanna all’immobilità, all’impossibilità del ritorno, fatti di check-point e di fucili spianati dei militari israeliani che controllano, picchiano, abusano, in un continuo tentativo – mai realmente realizzato – di estirpare dallə palestinesə ogni traccia di umanità, di forza e di speranza.
la storia di amal si sposta tra jenin e l’america e, allo stesso modo, il suo desiderio di aggrapparsi alle radici si alterna al bisogno di una vita più semplice, una vita senza esili, senza mortə da piangere e senza timore di aggiungere ogni giorno nomi a quella lista. una vita che non sia segnata dalle cronache dei giornali, un’identità facile da portarsi addosso come quella di chiunque altrə, un’esistenza che non parli di storia, di politica, di accuse e di commiserazione.
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Fonte: a clacca piace leggere
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