Più che la mano, gli occhi
19/02/2022

[…]
Leggevo il romanzo (breve) di Simenon e mi irritavo per l’inconcludenza del protagonista. Poi mi sono venuti in mente Hopper, Escher, Piranesi: la desolazione di Hopper, dei suoi dipinti così pieni di solitudine, di quel marito che legge il giornale mentre la moglie, lì vicina, è girata da un’altra parte è l’immagine in cui a poco a poco precipitiamo mentre leggiamo come cambia la vita del quarantacinquenne avvocato americano: dalla classica famigliola riunita nel soggiorno, con le figlie al college, la moglie che prepara la torta di mele e attende il ritorno del maritino con il liquorino già pronto per lui, alla progressiva separazione mentale, psicologica, claustrofobica ben rappresentata dalle scale di Escher (che vai e vai e sei sempre lì, a intorcinarti sui tuoi pensieri, sulle tue elucubrazioni – un amico toscano direbbe: “sulle tue seghe mentali”).