RAPITO

28/05/2023


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Rapito è un film di grande eleganza formale e di ottimi attori (da Paolo Pierobon – nei panni di Pio IX – a Fausto Russo Alesi, Barbara Ronchi, Filippo Timi, fino al perfido frate inquisitore interpretato da Fabrizio Gifuni) cui manca però la visionarietà e la complessità delle migliori opere del suo regista. E’ un film piuttosto lineare, che scorre benissimo nelle sue due ore e un quarto di durata ma è pieno di “spiegoni” e ridondanze (insolito per uno come Bellocchio) che lo fanno arrivare senza sussulti ai titoli di coda. Certo, i temi cari al suo autore ci sono sempre tutti (compresa l’immancabile aula di tribunale, non solo fisica ma anche traslata) ma stavolta lo spettatore non si interroga quasi su niente, è tutto fin troppo nitido e palese, perfino le celebri scene “oniriche” tipicamente bellocchiane sono quasi irrilevanti e un po’ fini a se stesse: vedasi la sequenza, suggestiva ma fin troppo prevedibile, del Cristo che scende dalla croce…
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