Recensione” Io Capitano” – Al Cinema 2023
20/09/2023

[…]
E se è stato nominato come capitano un ragazzo capace soltanto di pensare al prossimo allora questo viaggio sarà un viaggio simbolico in cui nessuno può morire.
“Nessuno morirà qui” urla infatti più volte Seydou.
Sembra una frase quasi scontata, “da sceneggiatura”, figlia degli eventi, mentre invece incarna completamente l’anima del film.
E se è stato nominato come capitano un ragazzo capace soltanto di pensare al prossimo allora questo viaggio sarà un viaggio simbolico in cui nessuno può morire.
“Nessuno morirà qui” urla infatti più volte Seydou.
Sembra una frase quasi scontata, “da sceneggiatura”, figlia degli eventi, mentre invece incarna completamente l’anima del film.
Un film che racconta appunto di come la vicinanza tra gli esseri umani, l’altruismo, l’empatia, non può che salvare l’umanità.
Non morirà nessuno nella barca di Seydou perchè lui deve regalare all’umanità (e rappresentare) un messaggio altissimo, quello per cui non ci può essere morte quando gli esseri umani si amano e si aiutano.
Gli “scafisti” libici questo non lo sapevano, loro volevano solo aggirare delle leggi, ma hanno affidato il ruolo di comandante ad un predestinato, ad una specie di piccolo Gesù (anche il martirio che subisce nel carcere possiamo vederlo come un piccolo calvario).
E questa lettura simbolica, metaforica o favolistica (scegliete voi) smussa o rende più sopportabili degli snodi narrativi che convincono veramente poco.
Succedono veramente troppe cose forzate o non molto credibili, come Seydou e la sua salvezza ottenuta grazie a quel muratore, come Moussa sopravvissuto e incontrato nuovamente a Tripoli, come il sopracitato viaggio in mare duro ma senza la minima tragedia.
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Non morirà nessuno nella barca di Seydou perchè lui deve regalare all’umanità (e rappresentare) un messaggio altissimo, quello per cui non ci può essere morte quando gli esseri umani si amano e si aiutano.
Gli “scafisti” libici questo non lo sapevano, loro volevano solo aggirare delle leggi, ma hanno affidato il ruolo di comandante ad un predestinato, ad una specie di piccolo Gesù (anche il martirio che subisce nel carcere possiamo vederlo come un piccolo calvario).
E questa lettura simbolica, metaforica o favolistica (scegliete voi) smussa o rende più sopportabili degli snodi narrativi che convincono veramente poco.
Succedono veramente troppe cose forzate o non molto credibili, come Seydou e la sua salvezza ottenuta grazie a quel muratore, come Moussa sopravvissuto e incontrato nuovamente a Tripoli, come il sopracitato viaggio in mare duro ma senza la minima tragedia.
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