:: Recensione: L’uomo che voleva essere colpevole di Henrik Stangerup (Iperborea 2023) a cura di Emilio Patavini
01/06/2023

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Il romanzo proietta in un futuro non troppo remoto problemi come nevrosi, paranoie, depressione e crisi di coscienza, tutti profondamente indagati sotto il profilo psicologico dall’autore danese, che racconta il senso di noia e impotenza di fronte al crescente conformismo di un welfare state che dice di prendersi cura dei suoi cittadini «dalla culla alla tomba». In questo «processo kafkiano alla rovescia», come lo ha definito l’editore, seguiamo le vicende di Torben, l’uomo che voleva essere colpevole: lo stato in cui vive non punisce gli assassini, ma li sottopone a trattamenti psichiatrici per poi reinserirli nella società. Si tratta, come si è detto, di un futuro distopico in cui le ideologie sono ormai un ricordo del passato, in cui il denaro contante non esiste più, l’inquinamento è imperante, il governo incoraggia le case editrici a pubblicare esclusivamente “romanzi sociali”, e in cui l’autore si spinge persino a immaginare test obbligatori per gli aspiranti genitori…
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