Romanzare la vita da romanzo di Maradona
02/06/2023

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Adesso che ho quasi finito di rivedere tutta la mia vita, lo vedo con più nettezza: ho amato il calcio così tanto perché duplica la realtà, e da questa duplicazione nascono molte altre realtà, alcune si realizzano, altre sono vere in qualche luogo in qualche momento.
Morirò. O sono già morto. O lo sono sempre stato. O non morirò mai. Come tutti, che siamo sempre qui e altrove nelle realtà duplicate, nella forma perfetta della sfera che ho amato da quando sono nato.
È una sfera il sole che mi colpisce da millenni. Ho maledetto Zeus ogni secondo della mia vita per avermi legato a questa rupe che sprofonderà nel Tartaro quando l’aquila avrà finito di mangiarmi il fegato e il sole di bruciarmi. Lo maledico per i demoni che ha messo a gridarmi nella testa da quando ero bambino. Perché tormentare così un bambino, con gli incubi, le voci, le visioni, le urla dei grifoni nel cervello? Non lo potevo dire a nessuno, ma io sono sempre stato io, le voci le ho sempre sentite, le voci del terrore. Gli spettri per me hanno sempre avuto una consistenza mostruosa, più reale della realtà. Ma ho sempre saputo che senza quegli spettri non avrei visto le linee perfette che comparivano in campo.
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