Taddeo in rivolta. Intervista a Stefano Amato

20/12/2022


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La Sicilia è uno dei leit-motiv della tua opera letteraria, una costante che tu riesci sempre a rappresentare con tutte le sue bellezze ma anche con tutte le sue contraddizioni. Qual è il tuo rapporto con la Sicilia? Quanto influenza la tua scrittura?

È buffo: nonostante ci sia nato e cresciuto, nonostante sia figlio di siciliani a loro volta figli di siciliani e così via fino alla notte dei tempi, mi sono sempre considerato uno capitato in Sicilia un po’ per caso, quasi come un turista, e questa cosa capita a molti, credo. Questo straniamento si riflette sia sui romanzi che nella mia vita di tutti i giorni (nonostante somaticamente sia il siciliano tipo, in molte attività mi parlano in inglese quando ci entro). Mi piacerebbe scrivere un libro ambientato altrove, ma non conosco nessun altro posto abbastanza bene da poterlo fare. In più la Sicilia, nel bene e nel male, è una fonte inesauribile di vicende e vissuti e contraddizioni, perché rinunciarci? Alle presentazioni mi chiedono spesso perché io scriva storie ambientate sempre in Sicilia, e le risposte che do sono sempre le stesse: dove dovrei ambientarle, visto che è l’unico posto che conosco bene? E poi chiedereste a un autore lombardo perché ambienti le sue storie in Lombardia? O a un autore islandese perché ambienti le sue storie in Islanda?
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Fonte: Una banda di cefali | Libri
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