Torino, sempre più del solito: anche nei festival jazz
24/05/2022

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E il Torino Jazz Festival è una cartina di tornasole perfetta. E’ il tipo di festival che si merita questa città (nei suoi aspetti migliori), è il tipo di festival che è una felicissima anomalia. Per certi versi infatti il festival jazz è di per sé il “prodotto istituzionale” per eccellenza: il jazz infatti in Italia anche più che altrove è diventato nei decenni e nel bene e nel male la musica “rispettabile”, quella che le istituzioni sopportano/supportano quando vogliono fare bella figura, quella che è fruita da una fascia abbiente&educata della popolazione, quella che non crea casini di ordine pubblico. La conseguenza è stata una “musealizzazione” del jazz che non fa onore né alla storia né alla potenzialità della musica stessa (nel DNA, è la forma d’espressione sonora più aperta alle contaminazioni ed alle sperimentazioni sin dalla sua nascita, oltre cento anni fa), che ha come corollario una scena musicale sempre più ostaggio dei soliti nomi (perché in questa bambagia di “rispettabilità” si vuole “andare sul sicuro”) ed anche incapace di rigenerarsi, di cercare nuove sfide, di guardare verso nuovi territori e nuovi pubblici e nuove pratiche, evitando di essere solo il fortino assediato di un battaglione di puristi sempre più incanutiti.
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