Tradurre “Neuromante” è un sogno allucinato

16/09/2023


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Quando Neuromante apparve in libreria – era il 1984, anno fatidico per motivi che è superfluo precisare – i mondi immaginari erano prodotti della mente umana e solo lì esistevano. Potevano essere ricreati nelle pagine di un libro o su uno schermo cinematografico, ma restavano rappresentazioni da contemplare. Per secoli, a parte i sogni e altri stati in un cui la mente alterava la percezione del mondo circostante, le sole realtà virtuali esperibili sono state quelle indotte da certe sostanze psicoattive. Non per nulla le droghe sono una componente importante in Neuromante, spesso legata a doppio filo con la Matrice, l’universo incorporeo in cui si trovano le banche dati delle multinazionali, definito appunto una “allucinazione consensuale.”

 

Allo stesso modo non è un caso che la battuta d’esordio del romanzo, pronunciata dall’anonimo avventore di un bar di espatriati male arnese, sia: “Non sono un fattone. È il mio corpo che patisce un’enorme carenza di droga.”
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Fonte: Lucy sulla cultura
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