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«Vaffanculo, questo è un falso» Nannetti. La polvere delle parole di Paolo Miorandi

06/05/2022


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In Nannetti, Miorandi dà forma con tenerezza alla fragilità di un uomo che non dava noia a nessuno e non sapeva riconoscere sé stesso in una foto, che chiamava i giorni della settimana con il nome del pasto che gli sarebbe stato servito a mensa e aveva paura del buio e del silenzio. Ne restituisce i pensieri frenetici con una scrittura che li ricalca, intrecciandoli con i ricordi di Aldo e con i propri, e articolando la narrazione su tre livelli temporali diversi, ma indistinti. Questo flusso di parole e di voci, che sembrano crollare l’una sull’altra – come crolla l’intonaco del muro; come precipitano gli organi di N.O.F.4 in un buco al centro del suo corpo quando arrivano le ombre – trova intervallo solo quando l’autore racconta del suo ritorno a Volterra insieme al fotografo Francesco Pernigo, nel 2021. Qui il tono cambia e si adegua alla riflessione sull’orrore dei manicomi, vere e proprie città fornite di tutto – compresa una zecca per la fabbricazione dei soldi dei matti, necessari ai traffici interni agli istituti –, ma prive di qualunque libertà.
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Fonte: Altri Animali
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